Lo ammetto: blog e diari non mi sono mai stati molto simpatici. Non ne capivo il senso, li snobbavo, semplicemente. Davvero non riuscivo ad individuarne l’utilità…

Ora, dopo aver trascorso alcuni anni a pubblicare articoli di cultura e spettacolo su questa o quell’altra testata on-line, mi sono detta: “perché non provarci?“. Mettersi in proprio, rimboccarsi le maniche, seguire una strada che forse è sempre stata lì, ma che per mia ignoranza e diffidenza, ho sempre cercato di evitare.

Ho immaginato #MiSalviChiPuò non solo come una sorta di ritrovo dove «esprimere moltitudini» (per dirla all’Alice nel paese delle meraviglie), ma concepire il tutto come se fosse una kasbah dai vicoletti intricati in grado di sorprenderti, meravigliarti, incuriosirti ad ogni nuovo passo o magari, ammirare da un punto di vista differente un qualcosa che già si pensava di conoscere bene e avere a disposizione degli appigli di salvataggio.

Vi racconterò dei libri che leggo, dei film che vedo, degli spettacoli teatrali e dei concerti ai quali andrò… e magari mi vedrete esultare per una partita di pallone, ma di una cosa potete star sicuri: sarò schietta e sincera perché, chi dedicherà anche solo un minuto del suo tempo per leggere qualche mia frase sgangherata, non merita di essere “raggirato” da graziose parole studiate ad arte

E allora, citando il testo China Town di Caparezza, che si inizi!:

la stanza si accende, è quasi mattino, 
c’è sempre una penna sul comodino. 
China Town. 
Il luogo non è molto distante, 
l’inchiostro scorre al posto del sangue, 
basta una penna e rido come fa un clown, 
a volte la felicità costa meno di un pound.

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