Quest’anno non avevo intenzione di realizzare post o scrivere articoli su Sanremo 2024, manifestazione giunta alla sua 74ª edizione e ultima annata del quinquennio degli Amarello, ma quello che è successo durante la penultima serata dedicata alle cover mi ha indotta a fare delle considerazioni.

Partiamo dall’inizio: al primissimo ascolto rispetto ad altre edizioni non è stato semplice individuare i brani migliori, eppure ci sono e sono anche “impegnati” checché se ne dica. Quando poi al 3° giorno ti svegli canticchiando brandelli di testo allora lì capisci cos’è il festival e cosa sta attecchendo, meravigliandoti anche di fischiettare artisti che magari consideravi lontanissimi dai tuoi gusti (per dire: canticchio anche La Sad e i Bnkr44 e il punk, con tutte le sue sfumature, non lo mastico affatto). Non c’è stata “La canzone”, quella che la ascolti e dici “ok, è questa quella che vincerà“, questa certezza è mancata ed è mancata perché quasi tutti i brani sono validi (chi per il testo, chi per la composizione, chi per l’innovazione, chi per l’essere radiofonico, ecc…) e ad Amadeus va riconosciuto un merito enorme: l’essere riuscito a portare sul palco dell’Ariston -in questi 5 anni- generi diversi che forse per nostra mancanza di curiosità, avremmo continuato a “snobbare” temendo contaminazioni e sorprese inedite.

Negli anni, come dicevo, il festival è cambiato (in meglio o in peggio chi può dirlo) ma questa ebbrezza gioiosa e festante per cinque sere consecutive -da cinque anni ormai- era qualcosa che mancava da tempo o forse, non c’era mai stata: ricordo edizioni ingessate, rigide, con arie tese e pesanti percepibili persino dallo schermo. Chi raccoglierà il testimone per la direzione artistica e la presentazione avrà sicuramente dei bei grattacapi per cercare di continuare sulla strada tracciata fatta di commistioni, spettacolo e anche autoironia; ma anche volendo cambiare direzione sarà più tosta che mai se non si avranno idee valide.

Cos’è successo? La serata delle cover è stata una vera festa, sino ad un certo punto: ossia finché non è stata svelata la classifica parziale con le 5 prime posizioni… e giù di fischi allo scoprire che in vetta vi era Geolier: se ne è parlato abbastanza -forse troppo- e sono volate anche parole grosse e secondo me totalmente fuori contesto. Ciò che si contestava non era l’artista (si è addirittura parlato di odio verso il sud e complotti vari: se così fosse i suoi colleghi Mango, il Volo, Marrone, Sangiorgi, Diodato e sicuramente ne sto dimenticando qualcuno, dovevano essere boicottati seguendo questa logica, no?), ma si contestava la cover in sé: va detto che il medley Strade che il vincitore ha portato in scena assieme a Guè, Luchè e D’Alessio non ha brillato affatto. Io ho trovato questa proposta sottotono, piatta e non particolarmente eccezionale, mentre invece vi sono state cover pazzesche per coerenza del messaggio proposto (ad esempio Ghali e Ratchopper col medley Italiano Vero di Cutugno o Mahmood con i Tenores di Bitti con Com’è profondo il mare di Dalla), per perfezione assoluta nell’esecuzione (Il Volo con Stef Burns su Who wants to live forever dei Queen) o per emozioni suscitate (Mango canta Mango con La Rondine, Alfa e Vecchioni con Sogna ragazzo sogna o ancora Maninni con Ermal Meta su Non mi avete fatto niente). Certo non è stato bello vedere le persone alzarsi e andare via e ascoltare fischi, ma a mio modesto parere, non andrebbe perso di vista un orizzonte importante: a prevalere dovrebbero essere le canzoni e non il beniamino dei fan e di questo ce ne dimentichiamo spesso nella cosiddetta kermesse musicale (tanto il pubblico quanto i giornalisti).

Ad emergere sono due punti essenziali: chi subentrerà ad Amadeus dovrà studiare una nuova tipologia di voto per non rischiare di far impallare le linee, rendendo così impossibile sostenere questo o quell’artista e ancora, pretendere più educazione sul web da parte di tutti (compresi lavoratori di settore e sostenitori) perché dietro ogni artista -al di là se possa piacere o meno- c’è lavoro, impegno, studio, ecc.. e non è bello leggere commenti al vetriolo del tutto gratuiti.

Per quanto mi riguarda invece, posso dire che mi sono piaciute molto Capolavoro de Il Volo e Apnea di Emma Marrone: le ho trovate fresche e innovative rispetto il loro percorso artistico individuale eppure coerenti con ciò che loro amano e che li rispecchia; ancora credo che Diamanti grezzi di Clara, Clik Boom di Rose Villain e Tuta Gold di Mahmood faranno molto bene in radio; Sinceramente di Annalisa e Ma non tutta la vita dei Ricchi e Poveri sono i veri “tormentoni” che ascolteremo praticamente ovunque sino a non poterne più; Ancora ti muovi di Diodato e Ricominciamo tutto dei Negramaro sono a mio parere due dichiarazioni d’amore bellissime e che Mariposa della Mannoia, Pazza della Bertè, La rabbia non ti basta di Big Mama e Onda alta di Dargen D’Amico siano dei testi importanti che ben fondono messaggi e ritmo, ché per parlare di cose serie lo si può fare anche ballando.

Di seguito vi lascio la Playlist di Sanremo 2024 su Spotify così da poter riascoltare tutti i brani del Festival e dove troverete anche la vincitrice La noia di Angelina Mango alla quale auguro di fare un gran bene all’Eurovision Song Contest e scompigliare tutti con la cumbia.

Per ultimo, ma non ultimo, vi lascio il brano in gara e la cover di chi secondo me avrebbe dovuto vincere e che rimarrà a lungo come monito e messaggio: un testo che sembra in apparenza semplice, tanto per le parole quanto per la musica ma che in realtà non lo è affatto e che più lo si riascolta più diviene come un pugno ben assestato, unitamente alla cover che va a sottolineare quanta strada debba essere ancora fatta in ambito di diritti umani, sociali e civili: Ghali con Casa mia + Italiano vero… e poi diciamolo: Ghali non è solo bravo, è anche di una bellezza quasi eterea, elegante non solo negli abiti che indossa ma anche nell’animo, ipnotico e dallo sguardo gentile.

Casa Mia – Ghali
medley Italiano Vero -Ghali

Il testo qui di fianco è la traduzione dall’arabo tratta dal brano Bayna (dall’album Sensazione Ultra del 2022) che Ghali ha posto in apertura del suo medley durante la serata delle cover e che ha poi completato interpretando la sua Cara Italia del 2018 e concludendo con Italiano di Toto Cutugno del 1983.

4 Grazie per il tuo Tempo ed il tuo Amore