Per la domenica sera del 19 novembre, progettiamo una uscita cinema + pub di sole ragazze, dovevamo essere un bel gruppo ma alla fine con intoppi dell’ultima ora, rimaniamo solo io e Lia, la mia amica storica. Decidiamo di andare lo stesso nonostante i 3° che sembrano dirci “ma dove andate? chi ve lo fa fare?“.

Arriviamo un po’ prima del previsto rispetto alla proiezione e così ci rifugiamo in un bar: ordiniamo due cioccolate calde. Fondente per me, al latte per lei, il cameriere ci omaggia anche con dei biscottini: pastafrolla bianca a tratti ricoperta di cioccolato e crema alle nocciole. Corroborate da zuccheri e calore riaffrontiamo il gelo della strada. Dopo un po’ entriamo nel cinema: sala unica di quelle ormai storiche risalenti al boom economico e che resistono ancora oggi -intatte, più o meno- a intemperie e piattaforme per la fruizione on-line.

Il bianco e nero delle cioccolate e dei biscotti continua sullo schermo: C’è ancora domani opera prima da regista di Paola Cortellesi che ne interpreta anche la protagonista Delia. Il film prodotto da Wildeside e Vision Distribution, dalla durata di 118 minuti e presentato in concorso alla 18ª edizione della Festa del Cinema di Roma nella categoria Progressive Cinema – Visioni per il mondo di domani, ottiene tre premi: Premio speciale della Critica, Premio del pubblico, Premio Miglior Opera Prima BNL BNP Paribas-Menzione speciale, si presenta agli occhi dei fruitori con questo bianco e nero dai toni tenui e i contorni non troppo marcati e questo molto bene si pone a mo’ di contrasto con le “tinte” invece forti e dolorose della trama.

Trailer Ufficiale

Tanto è stato detto su questo lavoro (forse anche troppo) ed io sono dell’avviso che -al di là del piacere o non piacere che il gusto personale può suggerirci e dell’invidia che può suscitare l’eccellente risultato al box office- va preso per quello che è, ossia un’opera prima. E dell’opera prima ha tutte le caratteristiche: alcune scene facilmente intuibili, alcuni personaggi che più che cliché riprendono la tanto amata commedia all’italiana e quindi ti aspetti che ci siano e in qualche modo ti danno anche sicurezza, sino a qualche punto lasciato volutamente insoluto.

La Cortellesi, che è mente fina d’artista, riesce in una cosa difficilissima: realizzare un’opera al contempo antica e nuova, forse anche perché -purtroppo- ancora oggi la trama proposta risulta essere attualissima e la cronaca nera è sempre aggiornata a riguardo. Ci sono due momenti davvero belli dell’intero film: il tango apache “ballato” con Valerio Mastandrea e il secondo momento invece ricade proprio a ridosso del finale, peccato però che la spettatrice seduta alle mie spalle abbia avuto il cattivo gusto di anticipare la scena annunciandola ad alta voce a tutti. E così addio effetto climax… mi è dispiaciuto non poter godere di tutte le emozioni che la visione meritava, solo perché qualcuno ne ha bruciato l’effetto.

Comunque, il film termina e con le immagini ancora in bianco e nero negli occhi, ci dirigiamo verso il pub dove non solo ci attendono patatine e “paninazzi cafoni stracolmi di roba” e le papille gustative già ballano il samba per la felicità, ma un’altra tipologia di bianco e nero ci attende: al pub trasmettono la partita di campionato Juventus-Inter, terminata 1-1.

E qui accade un qualcosa che lì per lì non noto oppure volutamente il mio cervello finge di non capire… il tavolo che ci era stato riservato si trovava in una posizione un po’ scomoda: da un lato troppo addossato alla parete, dall’altro lato addossato al tavolo vicino dove due uomini di mezz’età vestiti da ventenni vedevano la partita e “degustavano” aperitivi al gin tonic per poi passare alle grappe orientali (almeno così mi è parso di capire). Succede questo: Lia chiede a uno dei due uomini di spostarsi gentilmente altrimenti non può raggiungere il tavolo. L’uomo non solo si alza, ma con un gesto molto elegante sposta anche la sua sedia… e sino a qui nulla da ridire, anzi… finché non decide di parlare:

Prego, non si preoccupi e scusi le spalle. Ah già, ma voi mica la vedete la tv

Ma chi te lo dice?! Non ci conosci, non puoi sapere se amiamo il calcio, se abbiamo la foto di Del Piero (autografata e con dedica, per la precisione!) sul comodino o se conosciamo la rosa della Juventus a memoria. Ma dico io, non potevi fermarti alla prima parte della frase? E così, in un nanosecondo, tutta l’importanza del film della Cortellesi è stato sgretolato da un futile pregiudizio maschio-femmina… Forse questo signore non ha mai visto giocare Sara Gama e tutte le altre calciatrici della Nazionale di Calcio Femminile e sicuramente non ha ancora visionato C’è ancora domani di Paola Cortellesi e forse non lo vedrà. Sul momento non ho risposto sebbene

[…] canto pure a bocca chiusa / guarda quanta gente c’è […]

Dal bianco e nero, torneranno mai i colori?

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