La sera del 28 aprile scorso ho assistito alla presentazione del libro Dialogo tra le parti dell’autrice -nonché psicologa e psicoterapeuta- Cecilia Gioia.

Avrei voluto scrivere già da un po’ qualcosa sull’incontro, ma solo ora ho avuto modo di terminare la lettura del volume pubblicato da La Rondine Edizioni e non volevo farlo senza prima aver letto queste 113 intensissime pagine.

La presentazione del libro fu molto “intima”: un po’ perché non fummo in molti a presenziare e un po’ perché gli artisti Dario De Luca e Sasà Calabrese furono eccellenti, come sempre, nel creare la giusta atmosfera (vi basti sapere che Sasà è riuscito a far diventare musica struggente persino una foglia secca!).

Al dialogo che l’autrice e la presentatrice (mi scuso, ma non riesco a ricordarne il nome) portavano avanti, prendevano corpo sul palcoscenico le quattro donne protagoniste del libro e De Luca con il suo interpretare i brani estrapolati dai vari capitoli, è riuscito a farci conoscere Yasmin, Isabel, Madelaine e Maria.

Di certo vi starete chiedendo: “ma come? Un uomo che dà voce a delle donne?!”. Vi rispondo: “e perché no?”. Un po’ perché grazie a Scena Verticale siamo abituati a questa tipologia di interpretazione (il mio pensiero non può che andare al testo Dissonorata di Saverio La Ruina, visto più volte: ho sempre pianto come una dannata); un po’ perché a Teatro -secondo me- non esiste il maschile e il femminile, ma il saper recitare o il non saper recitare affatto; e poi anche perché alle volte è necessaria la giusta distanza fra le cose e una voce maschile (piacevole da ascoltare, dalle sfumature morbide e dall’inflessione gentile) è il distacco necessario che serve ad alcuni ruoli, affinché vengano proposti a dovere.

Ma veniamo al libro. Dialogo tra le parti è esattamente un dialogo le cui parole sono quelle pronunciate di fronte alla terapeuta oppure quelle che le protagoniste rivolgono a loro stesse. La scrittura semplice, in prima persona, scorrevole e affatto “pesante” seppur vengano trattati argomenti con un peso specifico non indifferente, ben si presta alla lettura ad alta voce e perché no, è ipotizzabile una futura rappresentazione teatrale. È facile riconoscersi in alcuni frammenti di queste donne e ciò accade perché sebbene parlino della loro vita, del loro vissuto, il sentire, i sentimenti e alcune sfumature sono universali e almeno una volta nella vita sarà capitato di sentirci nel pieno di una tempesta.

Ciò che mi colpisce di queste narrazioni è il loro reiterare sull’utilizzo di alcuni termini, nonché il presentare l’intera opera in maniera circolare.

Partiamo dall’ultimo punto -l’essere circolare-: Yasmin apre l’opera parlando dei 5 sensi e di come loro interagiscono con la “materia cibo” e nell’ultimo dialogo troviamo Maria che conclude la sua azione “impastando con fatica e con soddisfazione”. Quasi come un cerchio che si chiude quindi.

Per quanto riguarda invece il reiterarsi di alcune parole, ho evidenziato termini quali:

  • Frammenti
  • Vuoto
  • Spezzarsi
  • Perdersi
  • Abbandono
  • Utero caldo
  • Custodire
  • Ritrovarsi
  • Accogliere
  • Scoprire
  • Memoria
  • Rinascere

Ho volutamente posizionato le parole in ordine crescente, dalla più buia alla più luminosa. In tutte e quattro le storie è possibile ritrovarle, sicuramente sono parole che anche noi abbiamo attraversato e possiamo riconoscere e comprendere. E già, perché al di là della specificità del racconto, quello che queste quattro donne vogliono dirci è che per poter rinascere in un nuovo sé, capace di ripararsi di volta in volta, è necessario il coraggio di perdersi per potersi ritrovare e quindi vivere.

Per poterlo fare è necessario ascoltarsi e ascoltare il proprio dolore: solo così, perdonandosi è possibile salvare se stessi e rifiorire dalle crepe dell’anima in frantumi. Proprio come la Matrioska che vediamo posta in copertina: spezzarsi eppure rinascere intera ogni volta e se ci sembra di soccombere, di rimpicciolire sotto gli eventi della vita, ritornare al seme, alla consapevolezza di sé e pertanto ricrescere, rinascere sino alla massima espansione, facendo memoria, custodendo ogni singolo aspetto dimodoché è possibile mostrarci sempre nuovi e uguali, perché dobbiamo solo riscoprirci e ritrovarci.

4 Grazie per il tuo Tempo ed il tuo Amore