Durante le lezioni di sceneggiatura ho appreso una cosa fondamentale: i personaggi non si dividono solo in bianchi o neri. Certo un “buono” scritto come si deve e allo stesso modo un “cattivo” ma cattivo sul serio e in tutto e per tutto perfetto sin nei minimi particolari, danno delle soddisfazioni certamente uniche… Ma con dei personaggi grigi invece? Come la mettiamo?

Io definisco “personaggi grigi” quelli che non sono buoni, ma non sono neanche cattivi sino in fondo (o lo sono stati e cercano redenzione) pur mantenendo altissimo un certo squallore e che pur essendo “carnefici” risultano al contempo anche “vittime”. Ecco, riuscire a creare un “personaggio grigio” significa che sai fare il tuo mestiere e lo conosci in ogni sua piega.

Un esempio di personaggio grigio è Walter, protagonista del film del 2004 “The Woodsman-Il segreto“, interpretato dall’eccellente Kevin Bacon:

Il film presentato al 57° Festival di Cannes tratta il delicatissimo tema della pedofilia, con il protagonista che è sempre in bilico fra tentazioni e desiderio di voltare pagina. La tensione generata lungo tutto il film fa sì che non solo lo spettatore resti incollato alla poltrona, ma addirittura -e per alcuni con non poca sorpresa- ci si ritrova a sostenere Walter, a fare il tifo per lui: protagonista e spettatore lottano assieme. Quando ciò accade, significa che si è fatto un buon lavoro.

Perché vi ho raccontato questa storia? Perché trovare personaggi grigi ben congeniati -tanto nel Cinema quanto nella Narrativa- è assai raro. Capita alle volte di rimane sorpresi, ed è quello che mi è capitato leggendo il romanzo Appunti di un venditore di donne di Giorgio Faletti. Il suo protagonista viene chiamato Bravo, ma tanto “bravo” in realtà non è…

Forse tra le storie di Faletti questa è la più “complicata” per quanto riguarda gli intrecci narrativi, nonostante durante la lettura il tutto sembri -apparentemente- dipanarsi con lentezza, senza brusche impennate, come se l’autore avesse procrastinato al massimo la “detonazione” dell’intera storia e dei personaggi.

Il tutto è narrato in prima persona, dal punto di vista del protagonista Bravo. Il suo passato fisicamente doloroso Faletti lo “getta” sotto gli occhi del lettore sin dalla prima frase, come se la partita a poker fra autore e fruitore venisse giocata a carte scoperte, ma scoperte non lo sono affatto. La menomazione del protagonista ha due funzioni:

  1. incuriosire il pubblico e tenerlo legato a questa traccia (presentata come trama primaria, per tutta la narrazione sarà una trama secondaria e solo alla fine ci si renderà conto che era parte integrante della trama principale)
  2. indurci a pensare: la menomazione fisica subita è “solo” tale o anche metaforica? (Un uomo evirato è “solo” una persona a cui manca un pezzo o è un uomo “senza coraggio” anche nella vita quotidiana?)

Sin da subito però ci sono degli elementi che mettono in allarme il lettore: aleggiano nell’aria degli aspetti che sanno di complotto, di macchinazione, e più si va avanti nella lettura e più le coincidenze non sono più tali e portano con se un’ombra raggelante: le “Brigate Rosse“. Ma non basta, c’è dell’altro. Questo altro viene srotolato solo nel finale (finale che vale l’intero libro!) e che io qui non vi svelerò. Le donne sono la chiave di tutto come sempre, e nonostante le apparenze, Bravo, le ama e le rispetta tutte. Per quasi tutta la narrazione la storia viene ambientata fra Milano e la sua periferia: territori squallidi, esagerati ed esasperati, dove ogni cosa (dai gesti alle decisioni) è portato all’eccesso. Ognuno porta in giro la sua maschera, non si è mai ciò che si è e

solo gli stupidi e gli innocenti non hanno un alibi

frase tratta dal romanzo

Peccato però che lo squallore delle esistenze dei personaggi e l’aurea tetra che avvolge la geografia della narrazione non siano state rispettate sino in fondo nell’omonimo film del 2021.

https://www.youtube.com/watch?v=pYJyBqW5CVM

Prodotto da Luca Barbareschi, scritto e diretto da Fabio Resinaro ed interpretato fra gli altri da Mario Sgueglia, Miriam Dalmazio, Libero De Rienzo, Paolo Rossi, Francesco Montanari, Antonio Gerardi, Claudio Bigagli e Michele Placido, mi ha dato come l’impressione di essere un buon compito ma fatto a metà. Certo, mi direte che è impossibile trasportare in video l’esatto contenuto di 397 pagine, ma è anche vero che quando si ha a che fare con trasposizioni libro-schermo bisogna fare delle scelte, ma come farle? Cosa lasciare? Cosa tagliare?

Senza ombra di dubbio è un bel dilemma, ma in questo Faletti è un assoluto genio: le sue narrazioni sono delle sceneggiature praticamente già fatte. E nonostante la trama sia ingarbugliata, proprio l’essenzialità del suo scrivere è la soluzione già a portata di mano che l’Autore offre, perché -chi ha letto Faletti lo sa- nelle sue pagine non vi sono inutili giri di parole, ma solo l’essenziale. Invece nel film andato in onda su Sky, ho avuto come la sensazione che per andare a “riassumere/condensare” alcuni passaggi narrativi ahimè il regista sia caduto nei soliti cliché sulla malavita organizzata mista alla smania di potere… insomma, è venuto a mancare del tutto quell’effetto “wow!” che Giorgio Faletti dissemina in più punti del best-seller (e a mancare del tutto è anche l’intero finale del romanzo!)

Il film, a mio avviso, doveva essere ancora di più portato all’eccesso: far emergere l’essere viscido di Daytona, risaltare la figura di Carla che nel romanzo abbaglia e sovrasta Bravo, sottolineare come vanno a sgretolarsi figure in apparenza solide e malate di potere, far vedere come Bravo si trasforma: da corpo privo di un qualcosa di fisico a pieno di dolore represso e che emerge sotto forma di astuzia e intelligenza (invece nel film Bravo non cambia mai), ecc… Sarebbe bastato così poco: titoli di testa e coda a scorrere su un’auto che avanza nella notte, film che si apre con una micro scena del finale del romanzo, stacco su di un grande flashback che avrebbe narrato tutta la vicenda e le peripezie che Bravo ha portato avanti per togliersi dai guai, ritorno sulla scena posta in apertura (questa volta fatta solo di sguardi), stacco su nero, fine.

Peccato. Leggete il romanzo, non vi deluderà: Appunti di un venditore di donne, Giorgio Faletti, edito da Baldini Castoldi Dalai.

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