Questo è un articolo polemico. Lo dico subito così non ci sono fraintendimenti. E credo sarà anche un po’ più lungo del normale.

Ho scoperto il Teatro al liceo e all’epoca scelsi un laboratorio extracurriculare per poter racimolare qualche punticino in più in vista dell’esame di maturità, come se il Teatro fosse paragonabile alle “recite scolastiche” fatte alle elementari e alle medie: occasioni buone solo per perdere tempo se svolte senza una logica e/o senza un fine. Ovviamente mi sbagliavo e di molto: all’inizio non capivo bene a cosa servissero tutti quegli esercizi strani, quelle ore infinite passate a svolgere bislacche attività e anche del copione non se ne vedeva nemmeno l’ombra e non la vedemmo per circa un mese abbondante (per non parlare delle parti assegnate: io le mie le ricevetti dopo tre mesi e non perché fossi una “cagna maledetta“, tanto per citare Boris…). Dopo molte e molte e molte ore di prove -dove sapevi l’orario di inizio e mai quello di conclusione soprattutto in vista delle prime– compresi finalmente le parole di un grande, anzi, del più grande di tutti, Eduardo De Filippo:

Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male

Poi capita che la Rai, il servizio pubblico italiano decida non solo sul finire del 2021 di dedicare delle serate ad alcune opere proprio di De Filippo, ma di “aumentare” -secondo l’azienda- la programmazione dedicata alla cultura… da qui in poi parte la mia polemica che sostanzialmente consiste in questo:

  • sono contro il Teatro in tv? Assolutamente no, anzi, visto i tempi pandemici che stiamo vivendo, che ben vengano i rifacimenti per il piccolo schermo e anche le svariate piattaforme a disposizione
  • sono contro la Cultura in tv? Ci mancherebbe altro! Ricordiamoci che proprio la Rai fra il 1960 e il 1968 in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione, dal lunedì al venerdì mandò in onda il programma Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta, condotto dal maestro Alberto Manzi

Allora cos’è che non va? Non mi va che un’azienda pubblica come la Rai, che da sempre si è distinta per le idee innovative, la programmazione ben fatta soprattutto ricca nell’offerta proposta al pubblico, che ha scritto pagine indelebili riguardo i grandi show del sabato sera, i grandi sceneggiati, una linea culturale ben marcata (solo per citare i tratti predominanti del gruppo) si stia riducendo ad autoclonarsi, replicarsi e a non avere la ben che minima idea da seguire. Per lo meno è questo ciò che appare scrollando le reti principali.

Volete degli esempi? Serviti…

  • Città Segrete condotto da Corrado Augias (con tutto il rispetto per Augias che tra l’altro apprezzo molto) su Rai3 sembra fare il verso ai due programmi di Alberto Angela (inchiniamoci innanzi al figlio del sommo Piero!) Stanotte a… e Meraviglie, ma di entrambi non ha né la precisione, né i tempi, né la cura.
  • Generazione bellezza -sempre su Rai3- e condotto da Emilio Casalini è un misto fra Linea Verde Radici condotto da Federico Quaranta andato in onda su Rai1 e Che ci faccio qui di Domenico Iannacone trasmesso su Rai3, ma anche in questo caso non si avverte la sfacciata passione che Quaranta sprizza da tutti i pori e manca quel coinvolgimento intimo che Iannacone riesce a dare agli spettatori (poi quell’auto riprendersi col cellulare di Casalini suscita un po’ di nervosismo: il taglio deve essere televisivo o da vlogger? Non si capisce)

E questo giusto per fare degli esempi citando alcuni programmi… ma andiamo alle note dolenti in riferimento all’idea di “serata evento” dedicata al Teatro. Per andare sul sicuro si sceglie il teatro di Eduardo, il che va bene anzi benissimo, ma sarebbe andata meglio se si fossero resi conto che non solo un’operazione del genere era già stata svolta da Massimo Ranieri su Rai3 che portò in scena Filumena Marturano, Napoli Milionaria, Questi fantasmi e Sabato, domenica e lunedì e proprio da quest’ultima opera scoppia il “caso Eduardo“. Mi spiego meglio: questa nuova idea di riproporre Eduardo in tv è stata affidata questa volta a Sergio Castellitto, i testi scelti sono per ora due: Non ti pago (di cui al momento si sono perse le tracce) e neanche a farlo a posta, Sabato domenica e lunedì (!). E il “problema” sta tutto qui: per chi è abituato a frequentare i Teatri visionare anche a relativa breve distanza un testo già visionato ma proposto in chiave differente si può dire sia normale prassi, ma per chi non è abituato? E chi a Teatro non vi è mai andato non credete abbia pensato “lo fanno vedere di nuovo“?

Certo è che non si possono minimamente mettere a confronto Ranieri e Castellitto, hanno due visioni registiche e interpretative completamente differenti e servirebbe un articolo a parte per parlarne, ma di certo proporre lo stesso testo (sebbene a distanza di anni, ma gli anni in tv sono relativi) è stato un azzardo. Sebbene eccellente sia stata l’interpretazione di Fabrizia Sacchi nei panni di donna Rosa Piscopo, il tutto è apparso -soprattutto Castellitto- leggermente troppo esasperato ed Eduardo insegna che non serve urlare per far comprendere la drammaticità, ma sta tutto nel come viene detta la battuta. Sta di fatto che sebbene sia stata una serata gradevole, per l’auditel ha raggiunto “solo” 3milioni di telespettatori e da qui la scelta di rimandare a data da destinarsi la seconda opera Non ti pago.

Però, occorre innalzare un però: se una prima serata teatrale ottiene 3milioni di telespettatori è un “fiasco” tanto da far cambiare programmazione e se Danza con me -giunto alla quinta edizione- dell’etoile Roberto Bolle non arriva a 4milioni “conquista il pubblico ed è un grande successo”? (non ce l’ho con Bolle -come potrei!-, era giusto per sottolineare la differenza di percezione tra fallimento e successo legato all’auditel da parte dell’azienda)… mistero per me incomprensibile.

Abbiamo così assistito ad Eduardo che sostituisce Eduardo: è stato trasmesso in prima tv il film di Sergio Rubini, I fratelli De Filippo (presentato lo scorso 23 ottobre alla Festa del Cinema di Roma). E qui devo dire che Rubini è riuscito in un’impresa difficilissima: mostrare l’umanità dei De Filippo, caratterizzando i tre fratelli (e non solo loro) davvero molto bene, raccontandoli con i loro limiti e i loro pregi, senza farne dei santini. L’opera in ogni suo aspetto è stata davvero impeccabile, peccato solo sia stata trasmessa con le interruzioni pubblicitarie che ne sono andate a frammentare il pathos ed il coinvolgimento del pubblico.

Pubblico: secondo me i vari direttori -non solo rai- dovrebbero tenere più a mente questa parola, in fondo si lavora PER il pubblico non per altri fini, no? Quindi, mi chiedo, perché replicarsi/moltiplicarsi all’infinito in programmi e formule ormai collaudate della serie “fin che vanno bene sfruttiamole” e perché invece non investire in nuovi Autori? Perché si è capito che il problema sta tutto lì: le idee, soprattutto quelle nuove, hanno bisogno di investimenti, di nuovi contratti e di sti tempi non conviene a nessuno, meglio l’usato sicuro. Per quanto riguarda il “caso Eduardo”: per quanto siano fallimentari 3milioni di telespettatori (!), credo sia giusto -soprattutto per il periodo che stiamo vivendo- mandare in onda anche Non ti pago, quanto meno per rispetto verso tutti gli attori e le maestranze che vi hanno lavorato.

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