29 ottobre 2021: mi sveglio presto, devo recarmi presso la Basilica Cattedrale di Cassano all’Ionio per poter assistere ad un incontro molto interessante di questa Carovana antiracket e antiusura ideata da Don Marcello Cozzi.

Apro il navigatore per poter scegliere il percorso più breve e mi avvio. La strada scorrevole e praticabile -nonostante un anziano col pandino (sempre presente quando si ha fretta!) e la manovra di un camion- d’un tratto si modifica: diviene sterrata, non battuta, le buche erano vere e proprie voragini; tutt’intorno il nulla: nulla fatto di appezzamenti di terreno senza un’anima viva se non qualche pianta d’ulivo. Mi chiedo se il navigatore non avesse sbagliato tragitto, ma dopo poco venni tranquillizzata dalla vista di Cassano sullo sfondo che si avvicinava sempre più e la Basilica Cattedrale era proprio lì in cima, come a vegliare su ogni cosa.

Sul sagrato c’è fermento: qualche curioso, giornalisti, carabinieri e tanti ragazzi (per la precisione dell’IISS “Erodoto di Thurii” di Cassano). È bello questo fermento, è bello vedere così tanti giovani in navata -cosa ahimè sempre più rara- e proprio loro, i giovani (accompagnati dalla dirigente scolastica dott.ssa Anna Liporace), sono i veri protagonisti dell’evento ponendo quesiti non facili non solo a Cozzi, ma anche a S.E.Mons. Francesco Savino. Durante l’incontro sono intervenuti anche il dott. Roberto Enrico Barletta -presidente della fondazione antiusura “San Matteo apostolo” di Cassano allo Ionio ed il sindaco di Cassano, il geom. Giovanni Papasso.

Ragazzi spigliati e preparatissimi hanno rivolto queste domande, che qui riassumo in maniera spicciola:

  • Partendo dalla consapevolezza, perchè vi è divergenza fra legalità e giustizia?

  • Aristotele affermava che è “meglio un governo di legge che di cittadini”: è un concetto ancora valido?

  • Chi sono le potenziali vittime dell’usura e quanto è responsabile la politica insolvente verso i cittadini?

  • Perchè queste tematiche sono ancora senza soluzione?

  • Come si può aiutare concretamente chi è vittima dell’usura?

  • La pandemia ha accentuato ancor di più la crisi economica: che supporto offrire? Psicologico? Economico?

  • Bisogna denunciare? Che tutela si riceve? Com’è la vita dopo la denuncia?

Come ha detto il vescovo Savino “le domande sono più importanti delle risposte” e aggiungo che non dovremmo mai smettere di interrogare e interrogarci, se davvero vogliamo -quanto meno- provare a risolvere la questione perchè è

“ la Verità che ci rende Liberi

Don Marcello Cozzi (felice quanto Sua Eminenza di relazionarsi con l’intelligenza e la preparazione degli allievi, perchè è questo che dovrebbe fare una scuola: formare menti pensanti) risponde dicendo che il sostegno alla vittime non è semplice, che ciò che necessita loro è soprattutto un aiuto psicologico, ma per poter intervenire urge la denuncia e che le linee guida della legge 108 sono ormai datate (la legge è di circa 30anni fa!) e sarebbero da rivedere, per poter dare più possibilità ai più deboli.

Deboli che lo diventano sempre più perchè vi è l’impossibilità di accedere ad un credito, proprio quando se ne ha più bisogno ed in questo lo Stato, la Politica e le Banche (che tendono sempre più a raccogliere e non ad investire) sono insolventi verso il cittadino. Pertanto l’usura non è il male principale, quanto la sua diretta conseguenza che viene direttamente sfruttata dalla ‘ndrangheta e dalle mafie come business redditizio nelle due ramificazioni principali di “lavanderia” e “finanziaria”. Oltre allo Stato, alle Banche e alla Politica, anche la Società è insolvente perchè rifiuta chi si espone e ci mette la faccia: per questo le vittime vivono spesso in uno stato di oppressione e di solitudine. E per questo è importante che ciascuno di noi faccia la sua parte, che ognuno di noi diventi il guardiano della legge (Aristotele). Ed è anche per questo che mai come ora è necessario schierarsi per poter organizzare e costruire la Speranza, che deve poter essere eretica e questa eresia deve poter avere origine non solo nella famiglia e nella chiesa, ma anche e soprattutto nella scuola -si spera- sempre più simile ad una agorà aperta.

E allora noto come queste parole ascoltate e pronunciate con trasporto, rassomiglino enormemente al viaggio da me intrapreso nella mattinata: la giustizia e la libertà dovrebbero essere la strada asfaltata da seguire, ma se il percorso devia per qualsiasi ragione: non facciamoci risucchiare dalle voragini, non impantaniamoci nello sterrato e anche se intorno a noi dovessero fare il vuoto come terreni abbandonati, non fermiamoci a mettere radici di sconforto, ma proseguiamo con coraggio e sicurezza perchè c’è sempre una mano tesa da afferrare.

 

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