Le sorelle Macaluso di Emma Dante è un’opera dura e dolorosa che per essere apprezzata pienamente andrebbe visionata nelle sue due versioni: quella teatrale del 2014 e quella cinematografica del 2020.

 

E sì perché le due versioni dello stesso testo non sono a se stanti, bensì si completano a vicenda: ad esempio, il testo teatrale (Le sorelle Macaluso – Raiplay) offre tutte le risposte che nel testo cinematografico -per scelta- si è preferito lasciare in sospeso o tuttalpiù sono intuibili per un pubblico più attento; per contro la versione filmica possiede tutte quelle pause e quei momenti poetici che il testo teatrale -totalmente fisico e parlato- non ha.

La trama si srotola lungo l’epopea familiare che vede protagoniste cinque sorelle (Maria, Pinuccia, Lia, Katia e Antonella – nel film), sette sorelle (le sopracitate con aggiunta di Gina e Cetty – per la versione teatrale). Tutte di età differenti, ma tutte legate da una particolarità che le contraddistingue: il voler andare oltre, il voler guardare oltre, alle volte senza curarsi delle conseguenze. Conseguenze che ad un certo punto diventeranno ineluttabili.

Certo le loro vite continueranno ad andare avanti, il corso delle cose seguirà il suo cammino eppure, eppure si rimarrà fermi lì a quella giornata dove il sole non riscalda ma gela e dove l’acqua di mare non corre in soccorso per purificare.

Si continuerà a vivere, ma mancanti sempre di qualcosa, di qualcuno, di quel non detto. Il tutto andrà inesorabilmente ad invecchiare e a divenire fragile: come certa carta da parati; come certi piatti del servizio buono; come certe anime spezzate. E allora forse quando tutto andrà via, solo allora capiremo che i silenzi dell’esistenza andrebbero sconfitti con il confronto, anche con discussioni accese, ma liberatorie -se serve- e che non bisogna mai perdere quel desiderio di guardare oltre, guardare attraverso, senza rimanere prigionieri di luoghi che dovrebbero essere rifugio e giorni felici, perché come dice la Nonna nel film Mine Vaganti di Ozpetek:

La vita non è mai nelle nostre stanze

o ancora come suggerisce la Madre delle Macaluso nella versione teatrale:

Avete tutte torto e tutte ragione, sempre. Ma vi dovete volere bene e non dovete mai smettere di ridere, di ballare e di cantare e ogni tanto, vi dovete sciogliere i capelli, sbottonare la camicia e mettervi un po’ di rossetto e basta…

che anche la leggerezza è importante e serve a volare via lontano, come un battito d’ali di colombe, altrimenti (come si legge sul sito della stessa autrice e regista Emma Dante), alla fine,

non si capisce chi è vivo e chi è morto, tutti sono a lutto. A lutto eterno.

 

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