Spesso mi si chiede cosa faccio nella vita, forse la risposta più giusta sarebbe “colleziono storie”. Ho solo 87 libri nella lista desideri di IBS, un’altra decina sulla libreria ancora in attesa di essere scelti, ne sto leggendo 2 contemporaneamente (di cui un fantasy e una super tragedia tratta da una storia vera) e non contenta di tutto ciò cosa ho fatto?: ho chiesto un libro ad un mio amico!

Il libro in questione l’ho praticamente divorato… Ok, fra una cosa e l’altra da fare ho impiegato 3 giorni alla fine (pur essendo capacissima di iniziare e finire tutto in una giornata e in passato l’ho anche fatto, ma ora la “vecchiaia” non me lo permette), ma questo libro vale davvero la pena di leggerlo, anche al buio con quasi 40° all’ombra!
Il volume, per numero di pagine non è “un’arma contundente” -125 paginette soltanto (!), escludendo appendici, indice e bibliografia- ma ha un notevole peso specifico per l’argomento trattato: Giovani e lotta alla ‘ndrangheta. Temi di teologia pastorale e percorsi prassici di liberazione.
 
Forse non proprio un libro da portare sotto l’ombrellone, ma certamente un libro necessario e nei miei studi mi è stato ripetuto -alle volte fino alla nausea- che le storie che meritano di essere narrate sono appunto le storie necessarie. L’amico in questione si chiama Vincenzo Leonardo Manuli ed è parroco dal 2007.
La scrittura di Don Leonardo è agile, semplice, diretta, completamente priva di inutili giri di parole, va dritta al punto come un dardo ben scoccato; leggendo l’unica cosa che si può fare è capire: il suo scrivere non lascia spazio ai fraintendimenti o alla non chiarezza: o si capisce o si capisce, non c’è una opzione altra. E se nel caso non si riesce a comprendere ciò che vi è scritto è perché non si vuole capire, il ché è ben diverso.
Questo volume rispecchia perfettamente il suo stesso essere: ricco di citazioni da uomo coltissimo quale è; ricco ancora di spunti e domande a richiamare la sua spigliata curiosità in ogni ambito e la sua insaziabile voglia di sapere e di conoscere; ricco di riflessioni a richiamare la sua anima da stoico. Leonardo ha una capacità incredibile (che lo ammetto, un po’ gli invidio): quella di cogliere aspetti antropologici difficili da scorgere quando ci sei dentro e in qualche modo fai parte a tua volta di quel determinato luogo e quel determinato tempo. Certo anche io per pura deformazione professionale noto particolari e “viviseziono ciò che mi passa sotto gli occhi, ma Lui -ancora di più- riesce a “vedere da una posizione altra“, con il giusto distacco che solo chi ne ha fatto parte, è stato fuori e poi è tornato può avere.
Parlare di mafia non è mai semplice, nello specifico di ‘ndrangheta meno che mai! Lungo i decenni si è commesso un errore enorme: quello di sottovalutare il fenomeno in questione non ritenendolo “grave abbastanza” quanto le altre associazioni dello stesso stampo; e invece è tanto pericolosa quanto le altre, se non di più. Se non di più perché la ‘ndrangheta col tempo si è espansa a macchia d’olio o meglio, come certe radici di piante parassite ed infestanti, che penetrano ovunque e vanno dappertutto, forti dei loro indissolubili legami di sangue che rafforzano la loro propagazione attraverso legami ottenuti ancora tramite matrimoni, cresime, battesimi…
La ‘ndrangheta è subdola e contraddittoria: si presenta come facile alternativa di una vita sicura lì dove la giustizia e lo Stato sono stati mancanti; si presenta affascinante e ammaliatrice facendo credere che dei “benefici” ne godranno tutti e invece è proprio qui che emerge il suo essere contraddittorio e la sua capacità illusoria: ad arricchirsi è solo lei, mentre tutto il resto -già povero (!)- s’impoverisce ancora di più.
Il magistrato Giovanni Falcone disse:
La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine

sperando che questa fine giunga quanto prima, è però necessario iniziare e -successivamente- portare avanti delle cose fondamentali: non occorre solo denunciare, ma attivare una vera rete/gioco di squadra fra le persone e le istituzioni (cittadini, enti, politica, la stessa Chiesa che dovrebbe attivarsi adeguatamente ed uscire dal torpore nel quale si è rintanata ridando valore e credibilità a quello stesso messaggio di aiuto verso il prossimo che ad oggi non è quasi più attrattivo) e per fare ciò la scuola è assolutamente fondamentale!

Le associazioni di stampo mafioso e come tutte anche la ‘ndrangheta temono la Cultura: la temono perché attraverso di essa si formano non soltanto le menti e quindi è possibile donare al singolo gli strumenti per poter scegliere la propria vita e scegliere è sempre (sempre!) indice di Libertà. La ‘ndrangheta e le mafie non rendono liberi, illudono l’individuo di esserlo, ma alla fine i loro rapporti non sono altro che “inariditi, sostituiti dagli scopi primari che sono il denaro e il potere […] si avverte all’interno della realtà ‘ndranghetista un vuoto valoriale, tutto relativizzato, nel quale la violenza provoca inquietudine all’interno della personalità dello stesso ‘ndranghetista, atomizzato da una sovranità assoluta e illimitata dal vincolo degli associati (p.65). In realtà la sua è un’onnipotenza debole, psicologicamente fragile, la cui consistenza distruttiva soffre della libertà di amare e di fraternizzare con gli altri (p.67).

La Calabria è un posto assai contraddittorio, dove si dice che tutto va male ma contemporaneamente che il male non ci sia. Si è completamente e totalmente assuefatti dal malcostume, sopraffatti dal silenzio e dall’impotenza, costretti a tacere davanti all’ingiustizia […] si è di fronte ad un “eccesso” di rassegnazione, che si trasforma anche in deresponsabilizzazione (p.71) ed aggiungo io, un’inaccettabile normalizzazione e del fenomeno e della sua esistenza stessa. Non è normale! Non può essere normale! Per questo la scuola, un corpo docenti preparato, ed un adeguato recupero dei talenti è l’unica strada perseguibile per poter estirpare alla radice questa pianta infestante.

In una sua battuta -che faccio mia e che vi rigiro a conclusione di questo articolo/recensione- Woody Allen disse:

Leggo per legittima difesa…

… e voi?

0