Il 22 maggio 2019 (gasata come una coca-cola ben agitata) ho quasi urlato alla mia famiglia: “ho fatto i biglietti per Marte!!“… Non ci credete, eh? Ora vi racconto: diciamo che l’entusiasmo della mia famiglia non é stato affatto reciproco. Mio padre si e’ limitato ad una alzata di sopracciglio, mia mamma ha sgranato gli occhi chiedendomi “cosa hai fatto?“, mia sorella e mio fratello si sono espressi con dei segni grafici (dei punti interrogativi nella chat di WhatsApp per la precisione). Insomma, immagino mi abbiano creduto pazza, che fosse la “volta buona” per perdermi definitivamente, ma era tutto vero, io sul serio avevo “fatto i biglietti” per noi cinque! Dopo un sospiro, con calma ho spiegato per bene di cosa si trattasse nello specifico e allora sì che sono stati entusiasti anche loro…
 
 
 
 
Le carte d’imbarco (simboliche certo, ma pur sempre belle da stampare e motivo di racconti futuri e poi cavolo, c’è scritto sopra “partenza da Cape Canaveral, arrivo al Cratere Jezero, Marte“, fa venire la pelle d’oca!!) sono state rilasciate direttamente dalla NASA che, per ogni nuova missione apre un form sul quale registrarsi e così -come in questo caso- i nostri nomi saranno incisi su chip e montati sul rover che poi attraccherà e porterà avanti le attività per le quali é stato progettato. Qui potete registrarvi e scaricare il vostro biglietto per “Marte 2026“… inutile dirvi che ho -di nuovo- imbarcato tutti!
 
Ma nello specifico, di cosa tratta questo viaggio su Marte? Perché è così importante? Non ve lo spiego io, ma riposto per intero le parole di Filippo Bonaventura (astrofisico che insieme ai suoi colleghi Matteo Miluzio e Lorenzo Colombo gestiscono il progetto di divulgazione scientifica Chi ha paura del buio? ), rilasciate ieri sera tramite i loro canali social:
 
In questo preciso momento, mentre leggete questo post, una capsula costruita da esseri umani si trova nella vastità dello spazio tra la Terra e Marte. Ogni secondo si avvicina di 21 km al pianeta rosso. È stata lanciata il 30 luglio scorso e da allora ha percorso circa 470 milioni di km. Mancano circa 24 ore e 2 milioni di km al termine del suo viaggio. 
 
Dentro a quella capsula c’è un rover. È stato chiamato Perseverance, «perseveranza». A proporre questo nome così significativo e ambizioso è stato un ragazzino di una scuola media della Virginia, Alexander Mather. Queste le sue parole: «Siamo una specie di esploratori, e incontreremo ostacoli sulla via per Marte. Comunque possiamo perseverare. Noi, non come nazione ma come umani, non ci arrenderemo. La specie umana persevererà sempre verso il futuro». Non poteva ancora sapere, il piccolo Alex, quanto la nostra perseveranza sarebbe stata messa alla prova nel corso del 2020.
 
Ma nonostante tutto il rover è partito. Ha lasciato il suo pianeta madre e ora sta puntando dritto in direzione del pianeta in cui abiterà per i prossimi anni, fino alla sua morte. L’unico pianeta noto a essere abitato – finora – soltanto da robot. A fargli compagnia, nel freddo spazio interplanetario, quasi 11 milioni di nomi di individui appartenenti a quella specie di esploratori che lo ha costruito, incisi con un laser su tre chip incastonati in una placca che recita la scritta “10.932.295 Explorers”. Sotto questa scritta, la placca riporta un disegno stilizzato della Terra e di Marte come due fratelli illuminati dallo stesso sole. 
 
Simboli, questi, che dimostrano come Perseverance non sia solo una missione scientifica, ma prima ancora una grande e collettiva impresa umana, un altro passo dell’umanità verso quell’altrove a cui sempre, dall’inizio dei tempi, aneliamo. Un passo verso una futura colonizzazione umana di Marte, e sperabilmente verso una risposta alla domanda delle domande: Siamo soli quaggiù? Ci sono mai state altre forme di vita al di fuori dei confini di questo piccolo mondo azzurro?
 
Domani (oggi, 18 febbraio 2021) il lungo viaggio di Perseverance terminerà. Alle 21:50 italiane la capsula che ora procede spedita verso Marte arriverà sul suolo del nostro vicino di casa. Noi saremo LIVE dalle 18 per vivere insieme a voi questo momento storico dell’esplorazione spaziale. Sarete con noi, vero?
 
Buon arrivo nella tua nuova casa, Persy. Ti aspetta un duro lavoro. Ma in fondo è proprio questo che significa «perseveranza». 
 
-Filippo
Credits: NASA
 
fasi atterraggio di Perseverance
 
É vero, per ora é solo un robot a raggiungere il pianeta rosso, proprio quel pianeta che negli scorsi mesi ci ha regalato allineamenti splendidi con Giove e Luna, ma sapere che in qualche modo siamo lì, é come realizzare quel sogno di esploratori dell’infinito che da piccoli -ma anche ora, in verità- ci contraddistingue. Quel non accontentarci, quell’andare in giro a porre e porci domande provando a cercare delle risposte, quello stare col naso in su ma con i piedi ben piantati su questa “palletta” fluttuante così ipnoticamente blu e al contempo così fragile, fa venire un sussulto, un tonfo al cuore. L’uomo così capace di brutture é sì capace anche di enormi slanci e di grandissimo ingegno, con visioni che vanno al di là di tutto e tutti perché l’uomo di bello ha proprio questo: non si arrende, prova continuamente a migliorarsi, a saperne di più e persevera testardamente e insiste attratto da tutto ciò che ancora non conosce.
 
Non so se sotto la superficie di Marte vi siano forme di vita evoluta come in quelle serie tv degli anni ’90 che seguivo con stupore e non so se la nostra esistenza sulla Terra finirà come nel lungometraggio animato della Disney-Pixar Wall⸱E o ancora, non so se esista concretamente un Multiverso (ma se ci siamo noi, da qualche parte lì fuori sono sicura ci sarà anche qualcun altro che magari starà ponendosi le nostre stesse domande), ma sapere che in qualche modo “ho viaggiato” nello spazio e sono “approdata” in un altrove lontanissimo tutto da scoprire, mi “riconcilia” in qualche modo con quella primordiale polvere di stelle dalla quale siamo nati e che ancora ci caratterizza e forse influenza. Nell’attesa di visionare l’atterraggio di Perseverance questa sera, sfoglio la brochure e le foto Nasa e credo un po’ di più e ritrovo ottimismo e speranza e per dirla ancora con Disney “Se puoi sognarlo puoi farlo” ed oggi più che mai, i nostri orizzonti da sognare ed esplorare sono i più vasti e infiniti che mai.
 
 
 
Simulazione grafica del viaggio e dell’atterraggio
 
 
 
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