Di Matteo Garrone, negli anni, ho visionato molte delle sue realizzazioni e di tutte ciò che mi ha sempre colpito é la sua capacità di narrare le cose come stanno, non per quello che potrebbero dire o dovrebbero essere, ma dirtele così senza mezzi termini.
Poi -per via della mia abitudine di andare a vedere alcune opere molto dopo la loro uscita (perché non voglio farmi condizionare da chi ne parla troppo bene o troppo male)- finalmente, ieri sera riesco a recuperare la sua versione del Pinocchio di Collodi.
 
Il film parte decisamente lento, ma mi ripeto: “quanti film iniziano in sordina e poi trovano ritmo e sono dei prodotti eccellenti“? Non é questo il caso.
Non voglio apparire cattiva o antipatica, ma davvero non c’è altro modo per dirlo: questo Pinocchio é oggettivamente un film brutto. Forse il più brutto riguardante la “variazione su tema”.
 
Non solo l’opera non acquista mai il ritmo sperato, ma é piatto, noioso e per nulla coinvolgente. Garrone é riuscito nella doppia impresa -difficilissima!- non soltanto di rovinare un classico (e ci vuole impegno per rovinare una cosa fatta bene!), ma anche di eliminare la speranza e la magia da un prodotto di finzione, che di base dovrebbe non solo rivolgersi ad un pubblico senza età, ma anche lasciare e lanciare messaggi ed insegnamenti positivi e propositivi. Di messaggi ed insegnamenti non c’é l’ombra!; tutto galleggia in questa insipida e raccapricciante atmosfera gelida dove non credi a nessuna cosa che ti scorre sotto gli occhi! Proprio le caratteristiche che qui mancano (speranza e magia) hanno sempre reso il “prodotto filmico” Pinocchio “reale”, togliendo queste ultime il “realismo del fantastico” si è inevitabilmente sgretolato e dissolto nella “finzione più orrorifica della realtà”.
 
Il tutto appare slegato , come un piatto che di base ha gli ingredienti giusti per apparire eccellente, ma che non venendo mantecato a dovere, ogni singolo ingrediente se ne va per i fatti suoi, senza dare il minimo contributo alla causa. E poi:
  1. Gli attori recitano (si fa per dire!) solo in due modi: urlando o biascicando cose. Ah, no. Ci sta pure il maestro stridulo, con questa vocina inascoltabile.
  2. I passaggi più dark o gotici per i quali si dovrebbe provare timore o comunque un accenno di stupore, appaiono invece come inserti assolutamente macabri ed orripilanti che nulla hanno di attraente.
  3. Le tante immagini scure ed in controluce, più che rapire lo spettatore lo stimolano ad addormentarsi se non ad indurlo a cambiare canale in un moto di amor proprio per evitare di avere degli incubi notturni e l’indugiare qualche secondo in più su quel quasi fermo immagine (ancora in controluce!) del Pinocchio che ci appare solo come una sagoma di bambino, nera, spiaggiata, inerte fra l’andirivieni delle onde con tanto di Fatina che ne raccoglie il corpicino esanime, é davvero di pessimo gusto per una ragione ben precisa: riportare alla mente (di proposito e fuori contesto) immagini palesemente richiamanti drammi o sciagure che sono stati e tutt’ora sono sotto gli occhi di tutti perché tragicamente indelebili, significa non avere rispetto non soltanto per lo spettatore (che qui sembra essere preso per i fondelli), ma anche e soprattutto per chi spettatore non potrà più diventarlo e nonostante questo se ne strumentalizza “l’impatto fotografico dell’immagine”.
  4. Come dei grandi attori non fanno un grande film (vedi ad esempio l’ultimo Joker), qui l’idea di una fotografia che riprende i quadri fiamminghi e l’enormissimo sforzo di truccatori e costumisti non salvano il film.
  5. Le Fatine sono apatiche.
  6. Apro una parentesi su Gatto e Volpe: dio che tristezza immane! Capisco che l’intento dell’interpretazione di Papaleo era il “sedurre come una eco”, come un tarlo che ti entra nel cervello, ma qui il povero Gatto sembra un pappagallo un tantinello suonato! Ceccherini posso dirlo che mi ha fatto letteralmente senso? Forse a parti invertite sarebbe stato diverso, forse…
Riconosco l’immane lavoro di ricerca che vi é dietro, ma qui dentro, l’unica cosa che salva un minimo il tutto é la musica composta da Dario Marianelli. In sintesi, anche se dal trailer non si direbbe: povero Pinocchio! Povero Collodi!
 
 
 

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