Mark Twain affermava che “un classico è un libro che tutti vogliono leggere ma che nessuno ha letto“. Per sopperire a questa mancanza ed approfittando dell’abbondante tempo libero che la quarantena offre, decido di recuperare la lettura del classico Sweeney Todd: il diabolico barbiere di Fleet Street.
 
Premessa: io e i romanzi gotici, ci siamo sempre guardati e stimati, ma con le dovute distanze… diciamo che ai tempi del liceo mi costrinsero, letteralmente, a leggere una di queste storie appartenenti al genere e fu una vera e propria tortura… non ci fummo simpatici per nulla! Comunque, prendo coraggio e mi immergo nella lettura. Più le pagine scorrono (male!) e più non faccio altro che ripetermi sempre le stesse domande:
  1.  mi hai detto tutto nella prefazione, perché dovrei continuare?
  2.  il titolo ruota attorno a questo Todd, ma nel romanzo dov’é?
  3.  che cosa sto leggendo?
Non sono cattiva, spietata o intrisa di preconcetti, no. É solo che è un libro “strano” che ha suscitato nella me lettrice sensazioni altrettanto strane, che poi il me sceneggiatore ha confermato.
In generale la trama appare come “presa con l’accetta!“, nel senso che vengono aggiunte come colpi lanciati a caso tante di quelle storie individuali tutte disgraziate, che invece di andare ad arricchire il tutto, lo appesantiscono. Più si va avanti nella lettura e più si ha l’impressione che la trama non sia frutto di un unico autore, bensì generata da una collaborazione a più mani e questo perché i vari capitoli, sono l’uno differente dall’altro e spesso ricchi di buchi narrativi e vicende lasciate in sospeso: vi sono passaggi propri del romanzo gotico; altri sembrano provenire da un copione teatrale; altri ancora alludono a romanzetti d’amore; per non parlare poi dei passaggi gialli, d’avventura e di formazione. Insomma, tanta roba. Forse, decisamente troppa.
 
La cosa più singolare é che il protagonista presentato nel titolo, in realtà nel romanzo è poco più che un contorno: relegato in una decina scarsa di capitoli sui 39 totali, nei quali -per giunta- non fa altro che svolgere solo tre ripetitive azioni: maltrattare il suo garzone, assentarsi dalla bottega e raramente radere un cliente. Si allude alle truculenti operazioni, ma mai -mai- una descrizione di queste ultime se non un resoconto dettagliato e sbrigativo negli ultimi passaggi. Anche lo stesso Sweeney Todd viene trattato in maniera lapidaria e subitanea alla stregua delle stesse azioni aberranti che direttamente lo riguardano. E allora perché piace così tanto ed é giunto sino a noi? Forse proprio per il non detto che, inevitabilmente accende curiosità e stimola fantasie.
Poi, lasciatemelo dire: il personaggio di Johanna sebbene sia il più attivo, é davvero insopportabile! Forse solo Sansa Stark ne Il Trono di Spade invaghita di Joffrey Baratheon é riuscita nell’impresa di apparire più irritante.
 
Con la postfazione poi si comprendono tante cose e trovano risposte anche le mie perplessità iniziali: si scopre che sia davvero molto probabile che queste pagine furono il frutto di un lavoro a più mani (per questo le varie sfumature narrative); per quanto riguarda Todd, di certo la sua figura sarà realmente esistita trovando poi spazio fra gli articoli di cronaca nera del tempo e molte teorie e racconti avrà suscitato, ma certo é che per come é giunto a noi questo romanzo, forse sarebbe stato più coerente con la trama narrata mantenere il titolo originale delle prime stesure (ossia Il filo di perle o il dono di un marinaio), ma di sicuro sarebbe stato affatto d’impatto come invece risuona minaccioso Sweeney Todd: il diabolico barbiere di Fleet Street.
 
Un grandissimo elogio va indirizzato al regista Tim Burton e a tutto il suo gruppo di lavoro che nel 2007 realizzarono l’adattamento cinematografico dell’omonimo musical di Stephen Sondheim e Hugh Wheeler, a sua volta adattamento del dramma teatrale omonimo di George Dibdin Pitt del 1842.
Con l’adattamento per lo schermo sì che il titolo che conosciamo fin troppo bene ha finalmente ragione d’essere! Ed in oltre, é stato svolto un grandissimo lavoro di riscrittura tanto in generale quanto in particolare, donando al pubblico non solo un cattivo di tutto rispetto, ma grazie anche e soprattutto all’eccellente interpretazione di Johnny Depp, ecco che Sweeney Todd ci appare non solo finalmente diabolico, ma anche con un background di spessore che non va a “giustificare” le sue azioni ed il suo comportamento, bensì lo rende vero, reale e soprattutto credibile.
 
 
 
 
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