Se c’è una cosa che proprio non riesco a fare è seguire mode ed eventi che poi col tempo faranno tendenza. Se poi si tratta di particolari realizzazioni cinematografiche, state pur certi che -sistematicamente- inizierò a girarci attorno per un lungo periodo, evitando con cura di imbattermi in quell’appuntamento. Ma non lo faccio per spocchia, per distinguermi dalla massa o perché io sia snob. No. Evito perché non voglio farmi influenzare, perché vorrei avere un pensiero, un giudizio solo mio senza sentirmi “strattonare” dal gruppo dei pro o dei contro che, per forza di cose andranno a formarsi.
 
Ad esempio: prima di visionare Titanic, lasciai passare anni (!) o ancora prima di poter vedere Revenant passarono parecchi mesi… e così via, per ogni appuntamento che generi fermento prolungato da parte del pubblico. Certo riuscire nell’impresa di sfuggire e schivare qualsiasi tipologia di spoiler, anticipazioni o rilevazioni diventa sempre più spesso un’impresa difficilissima (se non impossibile) ed in questo i vari social network non aiutano affatto. Questa “corsa a chi si esprime per primo” su questa o quest’altra cosa è davvero snervante e logorante.
 
Per questa volta la mia impresa biblica del procrastinare la visione dell’ultimo caso cinematografico, è durata davvero poco: un mesetto scarso, giorno più giorno meno. Mi riferisco al film Joker di Todd Phillips, interpretato da Joaquin Phoenix, giunto nelle sale italiane il 3 ottobre 2019 e distribuito dalla Warner Bros Pictures.
 
 
Su questo film ne ho sentite davvero di tutti i colori: c’é chi lo ha esaltato ed è uscito dalla sala freneticamente emozionato e chi invece lo ha definito un film pericoloso. Chi ancora come l’artista Jorit, sul suo profilo instagram ha riassunto il tutto con questo pensiero:

Distruzione dello stato sociale, egoismo e arrivismo: questo porta alla follia, ma la follia  va trasformata in forza rivoluzionaria. Joker è il grido di rabbia di chi non ha voce. 

Poi sono arrivati i miei fratelli (che lo hanno visionato prima di me) e devo dire che sono stati molto lapidari e senza giri di parole: a mio fratello è si piaciuto, ma non lo ha fatto impazzire; a mia sorella non è piaciuto affatto e si è pentita di aver speso i soldi del biglietto: insomma, a saperlo prima… A questo punto mi dico che non posso più spettare. Devo capirci qualcosa, voglio toccare con mano, voglio rendermi conto del perché i commenti sono così opposti e perfettamente scissi a metà fra i SI ed i NO. Trovo il film, lo guardo (titoli compresi) e l’unica cosa o meglio, l’unico pensiero che riesco a formulare è: “Tutto qua? Davvero?!“.

E già. Tutto qua? Con questo polverone, con questo gran parlare a favore o contro (e sono mesi che va avanti questo andazzo), non dico che avevo delle aspettative particolari, ma immaginavo -chessò- che fosse stracolmo di omicidi efferati al limite con lo splatter, che ci fosse una qualche traccia di malvagità sadica, che fosse talmente eccessivo da indurre una sorta di “schifo”/fastidio nello spettatore. E invece: nulla. Tutto scorre al di fuori dei canoni noti di Joker (lo stesso regista ha più volte dichiarato che la storia presentata sarebbe stata diversa da quella presente nei fumetti) e scorre in maniera -permettetemi di dirlo- piatta, a tratti prevedibile e in alcuni passaggi addirittura -se non per nulla- poco credibile. E il tentativo di “ingannare” il pubblico con una possibile e alquanto inverosimile sottotrama scoop che lascia il tempo che trova,  ha fatto sì che l’unica reazione ottenibile fosse uno “sbadiglio”, perché il tutto sapeva di già ascoltato, già visto e già freudianamente analizzato.

Ho avuto come la sensazione che più che parlare di «distruzione dello stato sociale e grido di rabbia» come riporta Jorit, attraverso questa lavorazione e soprattutto la modalità in cui è stata realizzata, si è cercato in qualche modo di “giustificare il male” radicandolo in un malessere più ampio e che va ben oltre la sfera strettamente personale. Ma non è fuorviante un messaggio del genere? Non si rischia forse in questo modo una “caccia alle streghe”?

E Phoenix allora? Su Phoenix nulla da ridire: ha svolto un lavoro maniacale, sin nei minimi particolari però, non è un pò “troppo poco” avere una sola pedina curata a dovere, mentre il resto della scacchiera sembra buttato lì, come riempitivo, tanto «tutto fa brodo» (come si dice da queste parti)? Mi spiego meglio. Alle volte faccio un gioco, non so quanto divertente, ma di certo stimolante e mi domando: cosa rimane se elimino il protagonista?
In alcuni casi restano fotografia e scenografia pazzesche; in altri casi dei personaggi secondari che hanno davvero un mondo dentro; in altri casi ancora ti resta ben appiccicata addosso la montagna russa di sentimenti ai quali hai assistito, ecc… ma qui, cosa rimane? Sarà che non sono riuscita a “credere” al lavoro messo in piedi da Phillips, ma non riesco a trovare una risposta… forse giusto la risata, eppure il tutto mi è sembrato così basico, “povero”, distante, che davvero non riesco a trovare un solo elemento che mi convinca.

E non si tratta dell’avere in scena personaggi solo e unicamente negativi che risultano essere allo stesso tempo vittima e carnefice. Non so se avete mai visto il film The Woodsman – Il segreto (se non lo avete visto recuperatelo) del 2004 per la regia di Nicole Kassell e interpretato da Kevin Bacon.

Ebbene, questa realizzazione filmica tratta di un argomento che è davvero un pugno nello stomaco e il protagonista Walter è chiaramente un personaggio negativo. Eppure risulta quasi “semplice e naturale” fare il tifo per Walter, stare dalla parte di Walter, calarsi nei panni di Walter, provare per lui empatia, gioire struggersi e soffrire per e con lui. Eppure Walter è un individuo abominevole, eppure quel resistere, quel lottare, quell’essere in bilico se ricadere in tentazione oppure no divengono la lotta la resistenza e il conflitto interiore dello stesso spettatore. Con Joker tutto questo -almeno secondo me- non avviene. E se non avviene è perché vi è un problema o vi sono dei problemi alla base. L’incasso al botteghino non sempre corrisponde con l’appellativo “capolavoro”.

– Era questo un film necessario?
Forse no.

– Mi ha fatto sobbalzare dalla sedia?
No.

– Mi ha incollata allo schermo?
No.

– Mi è piaciuto?
No. Mi aspettavo qualcosa in più. Qualcosa come una discesa agli inferi sempre più vorticosa, per poi esplodere con fragore, ma non è avvenuto.

– Lo rivedrei?
No.

– Avevano ragione i pro o i contro?
Forse entrambi. Dipende dai punti di vista.

– Vincerà l’Oscar?
Forse per l’interpretazione di Phoenix, ma mi e vi chiedo: è giusto premiare un singolo elemento se tutto il resto non funziona, in un film che dovrebbe soddisfare ogni singolo aspetto? Non sarebbe una vittoria a metà?

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