In questo articolo avrei voluto parlarvi di un film che ho visionato la scorsa sera, ma ho deciso di posticipare il tutto per lasciare spazio ad un botta e risposta che sinceramente, mi lascia alquanto sconcertata. E dato che sul web ognuno dice la sua, ho deciso di espormi anch’io attraverso questo blog in cui vi racconto delle “cose che mi salvano” e la prima a farlo, senza ombra di dubbio, è il Cinema.
 
Negli scorsi giorni, in concomitanza con l’uscita nelle sale (nonché le presentazioni ufficiali al London Film Festival lo scorso fine settimana e alla Festa del Cinema di Roma il prossimo 21 ottobre) del film The Irishman, Martin Scorsese ha detto la sua riguardo le realizzazioni del MCU – Universo Cinematografico Marvel. Più precisamente ha dichiarato:
 

«Non li guardo. Ci ho provato, sai? Ma non è cinema. Onestamente, la cosa più vicina a cui riesco a pensare, in base a come sono fatti, con gli attori che fanno il meglio che possono in determinate circostanze, sono dei parchi a tema. Questo non è il cinema degli esseri umani che tentano di trasmettere delle esperienze emotive e psicologiche ad un altro essere umano»

 
aggiungendo poi di recente:
 

 «Il valore di un film che assomiglia ad un parco a tema, come ad esempio quando parliamo delle produzioni Marvel, che appunto trasformano la sala in un parco divertimenti, è un’esperienza differente. Come ho già detto non è cinema, è qualcos’altro, e non dovremmo esserne invasi. Questo è un grosso problema, e c’è bisogno che gli esercenti facciano un passo avanti, per consentire alle sale di mostrare film narrativi».

Ascoltando e leggendo queste parole la mia prima reazione è stata: “ma che davvero?!?”. Non volevo crederci. Ancora adesso faccio fatica a realizzare che Scorsese -da molti considerato Il regista- abbia realmente detto queste cose. Nel frattempo che io riflettessi sulla cosa, cercando un possibile filo logico che potesse essere il più possibile sensato, a rispondere al regista hanno pensato Robert Downey Jr (che nel 2008 diede il via alle Fasi Marvel grazie all’interpretazione di Iron Man, principale protagonista ed ora Leggenda degli Avengers) che in modo molto saggio e diplomatico ha dichiarato nel recente programma radio-televisivo The Howard Stern Show:
 

“Vi dirò la verità, non mi aspettavo che il MCU diventasse ciò che è diventato, questa immensa idra a tante teste. Ho sempre avuto altri interessi, e secondo Scorsese non è cinema quindi dovevo dare uno sguardo a questa cosa. […] Questa è la sua opinione. Apprezzo la sua opinione perché credo che tutti abbiamo bisogno di avere prospettive diverse. Non mi sono sentito offeso dalle sue parole, perché non hanno senso. É come dire che Howard Stern non è radio. […] Ci sono molte cose da dire su questi film di genere, e sono felice di essere parte del problema, se ce n’è uno. Quando entri a gamba tesa ed elimini la competizione in questo modo, è fenomenale”.

e ancora -in maniera meno diplomatica questa volta- ha aggiunto il suo commento anche Samuel L. Jackson (Nick Fury sempre per Avengers):
 

“É come dire che Bugs Bunny non è divertente. I film sono film. Mica poi a tutti piace la sua roba”. 

 
Siccome non voglio assolutamente pensare che le dichiarazioni del maestro Scorsese siano dettate da una semplicissima idea di marketing, votata ad “incuriosire” quella parte di pubblico scettico ed indurlo ad andare al cinema per testare con i propri occhi chi effettivamente abbia ragione (come fra le più classiche delle guerre: «come farsi notare anche dal “nemico”? Attaccando chi in quel momento è il più forte!») e soprattutto far visionare The Irishman, voglio ben credere ad una azzardata, incomprensibile e madornale svista del regista. Per spiegarmi meglio, bisogna riavvolgere il nastro ma non delle dichiarazioni, bensì della storia del cinema per poter avere un quadro ben definito e chiaro dell’intera vicenda.
 
 
All’inizio c’erano i fratelli Lumière: che per primi hanno dato vita alle immagini in movimento (generalizzando banalmente, possibile forse definire i loro prodotti come cinema del reale)
 
 
 
Ancor più generalizzando, con il cinema muto prima e con le commedie classiche poi, assistiamo spesso e volentieri a prodotti che con o senza sottotrama narravano (e narrano ancora oggi!) eventi comico-drammatici o comico-grotteschi. Penso a Buster Keaton e Charlie Chaplin:
 
 
E rimanendo negli anni del cinema degli albori (1895-primi decenni del 1900), ritroviamo anche Georges Méliès:
 
 
Già: e Méliès allora?!?
Non utilizzava forse Méliès dei pannelli dipinti?, non aveva Méliès degli attori che facevano il loro meglio in determinate circostanze?, delle macchine teatrali di sua progettazione?, la “magia della prestidigitazione”?, non mostrava film narrativi Méliès per quanto fantastici e fantasiosi fossero? É cinema quello di Méliès? E la Marvel, non è forse diretta discendente e retaggio proprio di quel cinema fantastico e narrativo delle origini?
 
Anche la Marvel utilizza dei pannelli (verdi, non dipinti come quelli in dotazione al caro Méliès); anche la Marvel ha degli attori che fanno il loro meglio -ed anche molto di più- in determinate circostanze; anche la Marvel ha  delle “macchine” (con sensori, per rendere fisici e tangibili ad esempio animali fantastici o navicelle spaziali); e quella magia, quelle illusioni utilizzate da Méliès non sono forse i diretti discendenti del montaggio per come lo conosciamo oggi? Certo ai tempi di Georges Méliès era tutto così sperimentale, approssimativo, pionieristico, ora è tutto così dannatamente e fotonicamente evoluto!!! E sinceramente mi fa sorridere l’idea che “non vi è del narrativo nella Marvel” quando per narrare un’unica trama ha impiegato la bellezza di 3 Fasi, 23 film, 22 sottotrame per un ammontare di 70 ore filmiche, minuto più minuto meno!
 
Io penso al Cinema come un grande ristorante con un menu infinito: vi sono piatti classici, piatti più richiesti e piatti che a non tutti piacciono. Ma si può dire seriamente che quel piatto non piace solo e unicamente nel momento in cui quel piatto lo si è assaggiato, secondo me. Solo perché un piatto non è di nostro gradimento (a livello di gusto, di tatto, di senso, di pensiero, d’immaginazione) non significa che -quel piatto- non sia cucina. Perché vi sono delle persone che hanno creduto alla creazione di quel piatto, hanno investito risorse, tempo, materie prime, colori, fantasia, emotività, amore, per realizzare quel piatto. In fondo, le ricette per confezionare un buon piatto hanno più o meno gli stessi ingredienti, ma è il modo in cui si è in grado di rielaborare quegli ingredienti che fa di quel prodotto ultimo un grande, un mediocre od un pessimo piatto. Ed in tutta onestà, la Marvel, sta cucinando divinamente!
 
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