Cosa ci spinge ad acquistare un determinato libro, scegliendolo fra infiniti suggerimenti? Ogni volta le variabili sono molteplici e a tratti non del tutto comprensibili.
 
Ad esempio: all’inizio di quest’anno, vado per effettuare un’ordine on-line, ma mancava una determinata somma per rientrare in una specifica promozione di cui volevo usufruire. Parto alla ricerca del volume che mi permette di completare l’acquisto, ma non ho la più pallida idea di cosa scegliere. Un paio di titoli sembrano interessanti, ma un non so che mi diceva che dovevo sfogliare ancora quel catalogo interminabile.
 
Finalmente trovo qualcosa che attira sul serio la mia attenzione: è un volume dalla copertina violaceo-bluastra, strascichi di nebbia e fumo tracciati delicatamente e con un uomo elegante posto al centro che tanto mi ricorda quel brano meraviglioso cantato da Domenico Modugno. Via, deciso. Lo metto nel carrello! Il libro in questione è Il bar sotto il mare di Stefano Benni pubblicato nell’Universale Economica Feltrinelli.
 
É un libricino di 196 pagine, la cui caratteristica è quella di contenere 24 racconti. Venne editato la prima volta nel 1987: all’epoca non ero ancora nata e l’idea di avere per le mani un libro più “saggio” di me, è ancora più affascinante: è come una caccia al tesoro. Scovare differenze fra la scrittura “pre-me” e “con-me” oppure, appuntare nuova terminologia, magari ora definita desueta e addirittura finita nel dimenticatoio, ecc…
 
Ogni narrazione è preceduta da una citazione, che si pone a mo di introduzione al racconto o come morale anticipata. Questi racconti vengono effettuati dagli avventori di questo bar sotto il mare appunto, che appare come una sorta di club sì esclusivo, ma in cui tutti possono entrare senza distinzione e discriminazione alcuna.
 
Le narrazioni hanno lunghezza variabile, ma pur sempre ascrivibili fra “i racconti brevi” (alcuni davvero brevissimi!). Ciascun racconto viene dipanato seguendo stili e proprietà di linguaggio differenti l’uno dall’altro, pertanto le 196 pagine non devono affatto lasciarci intendere che la lettura sarà “rapida e indolore”.
 
É questo di Benni un libro ricchissimo, non solo di fantasia dilagante, ma anche e soprattutto di atmosfere e immagini ben precise; di parole anche create all’occorrenza; di ironia e comicità puerile, bislacca e volutamente esagerata in alcuni passaggi. Alcuni capitoli hanno il sapore dei racconti tramandati oralmente ed ingigantiti nel passaggio di bocca in bocca; altri ancora mettono paura e ti lasciano col dubbio; altri hanno il sapore delle cose che finiscono ma non vorresti, come l’estate. Ma c’è anche molto altro: colline vissute in modo stravagante, gare cittadine d’altri tempi, un giallo da risolvere, leggende fatate, la sorpresa dell’ospite…
 
É un libro fatto di libri questo e lo consiglio ai lettori di qualsiasi età, a patto che siano disposti ad abbandonarsi totalmente alle storie, che -come nel cortometraggio anime di Kunio Kato, La casa dei piccoli cubi, vincitore dell’Oscar nel 2009- si lasci trasportare nei e dai ricordi, dalle imprese, dalla malinconia, dalle risate, dal dolore e dallo slancio dei sentimenti.
 
 
 
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