Anno del Signore 2018. Sabato pomeriggio. Chiesa cittadina gremita (come di rado capita). C’è fermento nell’aria: vuoi per l’imminente festa con tanto di processione; vuoi per la premiazione di un concorso di poesie e vuoi anche per quel coro di bambini, invitato per deliziare l’animo e l’ascolto dei presenti.
 
E proprio sui bambini mi soffermerei. Età fra i 6 e gli 11 anni, molto carini nelle loro magliettine colorate, educati a tal punto da chiedersi chissà quanti palchi avranno già calcato, per non avere sul volto neanche l’ombra della più piccola paura nel dover cantare innanzi a così tante persone. Così ci si autoconvince che in realtà quella “spavalderia” altri non è che innocente sfacciataggine. Di bravi son stati bravi, eppure… eppure per un istante quell’incantesimo si è rotto. Ad osservarli bene e singolarmente, si vedeva il loro darsi ordini a vicenda; il loro cercare non mamma e papà per sentirsi più sicuri, bensì cercarli perché tutti (tutti!) come “giapponesi in vacanza” erano lì con l’infernale cellulare a riprendere il piccolo artista di famiglia. Per carità, nessuno mette in dubbio le passioni delle creature, ma quando a fine brano una bimbetta di scarsi 6 anni fa occhiolini ammiccanti, inchini e gesti di “ok” e cuori con le mani in direzione del pubblico, beh, sinceramente qualche dubbio viene sul loro essere spontanei.
 
Stessa serata. Passo dal “coro posseduto dallo spirito di qualche rock star dannata” a gli Amici di Maria e a pensarci bene: «aridateme il coro dei pischelletti!!!». Calma, non facciamo di tutta l’erba un fascio… anche il programma di Canale 5 ha dei talenti, infatti i più seguono lo show per Ermal Meta! Va bene, diciamo la verità: dei “superstiti” in gara Irama e Lauren meritano la vittoria. Sono gli unici per i quali si riesce a vedere una strada ben chiara da percorrere, perché sono capaci, hanno talento e soprattutto un’idea nitida di ciò che vorrebbero fare in futuro. Di altri -soprattutto alcuni, in verità- l’unica cosa che “arriva” al di là dello schermo è l’opportunismo, lo sfruttare una scia che per il momento appare proficua e redditizia: ma quanto potrà durare, se il tutto non è supportato e affiancato da uno studio costante e da quello spirito di sacrificio che ti fa rimboccare le maniche ogni maledetta volta?
 
E poi ci sono i sogni, quelli spontanei, quelli che ti fanno cantare ancor prima di saper parlare. I sogni semplici e genuini di un bimbo di 8 anni –Giuseppe Bertolotti, originario di Squillace (CZ)- che ha gli occhi belli che brillano forte. Ha uno sguardo attento Giuseppe, attento e curioso. Non è di molte parole (almeno così appare dallo schermo) eppure, riesce a metterti in difficoltà. Ha la passione per la musica e per le canzoni impegnate, come direbbero quelli bravi. Il suo sogno era quello di incontrare Ermal Meta e ci è riuscito. Dopo essere stato rintracciato dal Tg2, Meta lo ha invitato al forum di Assago, dove con assoluto candore, sano menefreghismo da puro calabrese qual è e gioia nel fare ciò che più si ama, ha disarmato e incantato tutti. Il “padrone di casa” ha lasciato spazio all’ospite -che da quel momento è diventato uno di famiglia- conquistando 10mila persone, 10mila cuori e “devastando” di bellezza l’anima del suo idolo, in quel momento totalmente privo di scudi, di veli, mostrandosi “nudo” e vero. E così è stato anche durante la serata di Amici. Il piccolo grande Giuseppe è riuscito a conquistare tutto lo studio e di tutti gli spettatori da casa con voce aggraziata e parole schiette e dirette. Non è solo un “bimbo fenomeno”, ma è soprattutto un “bimbo talentuoso” con una passione infinita.
 
In un’epoca schizofrenica, dove tutti aspirano ai facili guadagni e a diventare virali, mi verrebbe da dedicare alla stragrande maggioranza dei genitori le parole della ballata di Giorgio Gaber Non insegnate ai bambini”, che loro lo sanno cosa devono fare e quali maestri seguire (Giuseppe ne è la prova vivente!), perché sono di gran lunga più saggi di noi adulti ed è importante che sappiano ed imparino a sbagliare per conto proprio.
 
E se vedendo talent come quello di Canale 5 e assistendo a performance come quelle del “coro posseduto” tornano alla mente le parole di Leo Longanesi, “L’arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere chiamati”, a Giuseppe e a tutti coloro che hanno quella luce particolare negli occhi, auguro di prendersi sempre cura della loro parte bambina anche una volta cresciuti perché -come diceva Pablo Picasso– “Tutti i bambini sono degli artisti nati, la difficoltà sta nel fatto di restarlo anche da adulti”… l’essere bambini ci spinge ad essere curiosi e quindi a studiare, ad insistere nel perseguire il proprio sogno anche quando sembra impossibile; a fregarsene delle negatività, ché la felicità richiede fatica, dedizione e sudore e soprattutto che il “successo”, altri non è se non un’azione al passato e solo con uno sguardo ampio e occhi ben direzionati, si può andare lontano molto più degli aquiloni.

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