A Saracena -un paese quasi sperduto ai piedi del Parco del Pollino– si è svolta la 5ª ed. irregolare del festival Saracinema (irregolare soprattutto perché negli anni ha seguito una non-regolarità consequenziale nelle edizioni che si sono succedute). Creata dai membri dell’associazione Uvip-Una Voce In Più, capitanati su tutti dal regista nonché direttore artistico Giuseppe Gagliardi fresco reduce dal successo della serie tv Il Re, questo anno si è deciso di concentrarsi non su proiezioni e incontri frontali, quanto sulla realtà laboratoriale riguardante il settore cinematografico. La scelta è ricaduta su tre reparti in particolare: Recitazione, Regia e Composizione per musica da film; i tre laboratori sono stati affidati rispettivamente ai registi Giovanni Veronesi, Gigi Roccati e al maestro Saverio Pandolfi.

Il laboratorio di recitazione, durato 6 giorni, è terminato da circa 24h ed è ancora percepibile nell’aria un fermento creativo e folle da cui è difficile distaccarsi. Ne ho preso parte non da attrice, ma da uditrice dato che la mia necessità primaria è scrivere -in particolare sceneggiature- e questo ritrovarmi contemporaneamente sia dentro che fuori dal gruppo lavoro mi ha permesso di poter osservare tutto nei minimi dettagli, di cogliere ogni piccola sfumatura e brivido che pian piano è andato librandosi da quelle sedie di velluto rosso decisamente calde su cui poter stare seduti in un giugno inoltrato assai rovente.

Giovanni Veronesi, completamente a nostra disposizione che sicuramente ci ha donato molto di più di quanto tutti noi forse siamo stati in grado di assorbire, si è descritto come un “ladro“: un ladro del vero e del credibile, in qualche modo un “ladro d’anime” pronto a guidare, abbracciare, suggerire ed io, nel mio piccolo e da uditrice appunto, ho provato esattamente a fare la stessa cosa, saccheggiando esistenze, prendendo appunti per possibili sviluppi e tutto ciò non senza conseguenze.

La conseguenza principale e inevitabile è andare a sbattere frontalmente contro la vita, degli altri in questo caso, e sebbene qualcuno un po’ di tempo fa disse che:

la storia è totalmente vera soprattutto nelle sue parti inventate

questo confine fatto di reale e finzione è così sottile e inestricabile che risulta assai complesso non rimanerne invischiati come mosche sulla carta moschicida. E ci si accorge alla fine che non è importante sapere in realtà cosa sia effettivamente vero e cosa no, ma essere credibili in quello che si dice e soprattutto come lo si dice.

Ho conosciuto un gruppo di persone incredibili provenienti non solo da varie zone della Calabria, ma anche da altre regioni d’Italia e ciascuno di loro si è portato dietro un vissuto fatto di tante cose: alcune fresche e leggere, altre decisamente più dense e oscure. E qui non ho potuto fare a meno di cogliere una differenza sostanziale (in alcuni più evidente in altri meno) tra ragazze e ragazzi: le prime, giorno dopo giorno, si sono rivelate decise e ferme, con una certa “spietatezza” negli occhi e con una evanescenza pronunciata forte e voluta; i ragazzi (proprio loro mi hanno sorpresa maggiormente in tutto il gruppo formato da 20 allievi totali) al contrario, si sono mostrati quasi tutti delicati ed eleganti nei modi e nell’agire eppure con una sorta di alone malinconico pronto ad avvolgerli senza preavviso. Tutti (sia ragazze che ragazzi) molto talentuosi, argilla malleabile su cui e con cui poter creare e lavorare piacevolmente, che però devono ricordarsi di “non disunirsi” per dirla alla Sorrentino e rimanere così lucidi e concentrati sulla strada certo complessa e tutta in salita che hanno deciso di intraprendere, non dimenticandosi anche di “amarsi un po’ di più”.

Per quanto mi riguarda, per colpa di Giovanni non potrò mai più immaginare una razza nell’acqua di mare e non ridere come una invasata o ancora, non potrò non piangere -di nuovo e a dirotto- pensando ad una certa tipologia di fiore con un colore ben preciso. Ma questi sono solo due esempi raccontabili, il resto lo tengo per me cercando di custodirlo e di farne tesoro. Il Cinema ha un potere incredibile e per quanto ci si impegni seduti a tavolino a scrivere un testo che potrebbe diventare una buona o accettabile sceneggiatura, la vita con i suoi episodi e le sue immagini è ben più sorprendente e creativa di qualsiasi autore, ma il Cinema appunto, riesce a smussare e ad acuminare ciò che ha bisogno di essere sottolineato nel quotidiano. E allora non resta che una cosa da fare:

Ho provato, ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò meglio.

Samuel Beckett
6 Grazie per il tuo Tempo ed il tuo Amore